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Da piccola stradina a rione popoloso: breve storia di via Filangieri

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(parte prima: tra il Settecento e l’Ottocento)

Questi sono i primi versi della canzone III di Vincenzo Braca. Con questo componimento si chiude il ciclo delle quattro stagioni che, il nostro gruppo, ha presentato di volta in volta (in tre passati numeri abbiamo presentato le altre). La stagione estiva o meglio il “fratello della luna”, ci dice il Braca, giunge con il suo impeto e riscalda il borgo Scacciaventi (“te scauda i Scazzavienti”). Le persone cercano l’ombra mentre la natura vive una nuova età. Le cicale friniscono, i grilli “cantano” anche di notte, i serpenti sono presenti ovunque e il giorno è ben più duraturo della notte. I cacciatori si dedicano all’arte venatoria; alcuni cavesi innaffiano l’orto e altri, felici sotto l’ombra di un mandorlo, giocano all’altalena (“a sagli’apendua”) con la ragazza amata. Tutti cercano un po’ di frescura lungo i ruscelli, a Fuente, alle Grotte. Il Braca rimanda poi alla mietitura del grano e alla spigolatura.
Durante questi frangenti, dice il poeta, ci si ritrova sempre in momenti “amorosi”. I ragazzi giocano all’antico gioco della mazza e piuolo (“mazza e a pivezo”) e si burlano dei meno fortunati. La chiusura della canzone segue uno schema consolidato. In questo clima di gioia, amori e spensieratezza il poeta ricorda la sua infelice situazione. Dice di sé stesso il Braca: “Solo io scontento e nero in volto… imporrito e pigro, riempio di pianto il rigo (ovvero il foglio che sta scrivendo) e sotto una quercia, sdraiato di sbieco, dico: – o Masella mia (la donna amata) chi ti ha strappato a me? Chi mi ha girato la ruota della Fortuna? Sopra un fico sali canzone, su su, e dici: – Vincenzo senza una figliola sta con vituperio!”. Come per tutte le Egloghe, anche le Canzoni, in puro dialetto del XVII secolo, sono conservate in un manoscritto alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli con segnatura IX. F 47 e XIV. E 45.
Il testo completo e la traduzione sono stati presentati, come per le altre, dal nostro gruppo nel ciclo delle mostre intitolate “Le Stagioni Cavote”. A termine di questo ciclo, il nostro gruppo vuole ringraziare il prof. Mario Lamberti che più volte ci ha supportato e aiutato con la traduzione delle stagioni. Il Lamberti è anche autore di due opere relative agli scritti del Braca: Vincenzo Braca e i Cavoti: l’immagine di Cava e dei suoi abitanti nei versi dell’autore delle “Farse” ed Farse Cavaiole, quest’ultimo edito quest’anno.
L’attuale Rione Filangieri, si origina dall’incontro tra Via M. Garzia e Viale F. Crispi, fino all’inizio di Piazza G. Trezza a Passiano. Importanti arterie stradali “orbitano” intorno alla strada principale e se oggi si presenta come un centro popoloso, in passato fu l’esatto contrario. Ripercorriamo gli eventi attraverso una sintesi dettagliata: il luogo dove un tempo sorgeva la Casa Carraturo, ed oggi la chiesa di S. Alfonso M. De Liguori, era chiamato “Gaudio Piccolo”. Si trattava di una graziosa campagna situata sulle alture di S. Vito vecchio. La suddetta dimora, residenza di famiglia del Canonico Andrea Carraturo, risparmiata dall’alluvione di Casalonga del 1773, che provocò ingenti danni e vittime tra la popolazione, era collegata con un viale attiguo alla stradina che s’indirizzava verso il villaggio di Passiano.
Ospitò, dal 1783 fino al 1787, l’illustre Gaetano Filangieri e la consorte Carolina Frendel. Nel seguente secolo, la strada del “Gaudio Piccolo”, fu denominata Strada Carratù/Carraturo e si originava da Casa Luciano, tra il palazzo/villa Luciano e il Palazzo “Quiroga” (il primo divenne, in seguito e per breve periodo, il “Park Hotel Scapolatiello”, poi Villa Rosa; il secondo, Palazzo Gravagnuolo, seguitamente rinnovato dalla Ditta Cacciatore).
A partire dagli anni sessanta dell’800, ci fu un ventennio di rinnovamento stradale, ma anche di confusione sul piano toponomastico. Anzi, era definito un semplice attacco tra la Iª e la IIª strada, ovvero da Casa Luciano a traversa S. Vito, oggi Via E. Talamo; dalla suddetta traversa fino al “Fosso della Scomunica” (detto anche “burroncino”, Domenico Apicella, nella sua “Toponomastica Cavajola”, lo indicava come luogo scelto da persone suicide), oggi incontro con le strade dirette a S. Maria del Rovo, Passiano e la via G. Gigantino. L’ultima parte, quella diretta a Passiano, era indicata come “viale delle querce”.
Sul piano viario, la strada era impraticabile, soprattutto in tempo di pioggia. Lo evidenzia una richiesta scritta e firmata, nel mese di aprile 1866, dai “naturali” del villaggio di Passiano e i proprietari lungo la strada che da Casa Carratù mena al punto detto Acqua della Quercia; documento conservato all’archivio della locale Biblioteca Comunale “Avallone”. Egli chiesero, all’amministrazione municipale, di far restaurare anche il suddetto tratto. Difatti, nelle forti giornate uggiose, erano costretti a girare l’intero villaggio di Passiano per recarsi al Borgo (lavori compiuti in seguito). La strada venne, in seguito, identificata come Carratù e Filangieri. È ipotizzabile che ciò sia avvenuto post morte del Generale Carlo, avvenuta nel 1867, o per ricordare la figura di Gaetano. Questo duale uso lo si rintraccia in documenti di archivio: negli anni ‘60 dell’800 si legge Carratù mentre, nell’atto di nascita di Matteo Della Corte si precisa Via Filangieri. Nello stesso si legge che nacque nella casa posta in Via Filangieri al numero _____ , da Anna Senatore di anni ventisette possidente moglie del Signor Stefano della Corte di anni quarantadue possidente domiciliato in Via Filangieri. Tra le varie testimonianze, intorno ai toponimi attribuitegli, risulta d’interesse la pianta topografica del comune “metelliano”, conservata presso lo studio degli ingegneri Manzo di Cava de’ Tirreni e posteriore al 1878, anno di apertura del nuovo teatro, dove campeggia, lungo l’intero tratto, un semplice “via delle quercie”. Solo nel 1885, in seguito alla delibera comunale del 18 settembre, n. 147 (“Onoranze Quaranta e Filangieri”), si decideva di proclamare con lastre in marmo Via Bernardo Quaranta il Vicolo Caliri, e Via Filangieri la strada Carratù che porta a Passiano. Una chiara ufficialità che metteva ordine in merito alla toponomastica di zona.

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Mercoledì, 13 Novembre 2024 -
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