Gianluca: "I rischi della missione in Afghanistan li conosciamo,
ma crediamo nell'aiuto umanitario che potremo dare"
Gianluca Lambiase, cavese, ha 32 anni e presta servizio presso l'8° reggimento alpini, Brigata Julia a Cividale del Friuli in provincia di Udine.
Gianluca si è arruolato nell'aprile del 2003, a 25 anni ha conseguito la maturità scientifica, poi le prime esperienze nel mondo del lavoro come agente di commercio e quindi operaio.
Oggi Gianluca è arruolato nell'esercito, è Primo Caporal Maggiore e il 2 settembre scorso è partito volontario per l'Afghanistan, in missione di pace, destinazione Bala Murghab. Non è la sua prima esperienza, infatti Gianluca è stato in missione in Afghanistan già 6 mesi, tra il 2008 e il 2009.
Abbiamo incontrato Gianluca qualche giorno prima della sua partenza.
Perché hai deciso di arruolarti?
"Sono sempre stato attratto dalla vita militare, dalla disciplina. E' una scelta di vita, non semplicemente di un lavoro. Ti porta a stare lontano dagli affetti. La paga base è di 1200 euro, sei a 900 chilometri di distanza, un lavoro lo trovi anche a Cava a queste condizioni economiche. Quello che ti spinge a fare questa scelta è ben altro. L'esercito ti dà la possibilità di maturare e di crescere professionalmente. E' certamente un lavoro diverso dagli altri".
Ora parti in missione, in zona a rischio, non temi ti possa accadere qualcosa?
"Certo, so che non è una passeggiata, i rischi esistono e li conosciamo. Ma se ci credi ci vai..."
Se credi in cosa?
"Nell'aiuto umanitario che potrai dare. Anche il semplice gesto di donare una bottiglietta d'acqua ad un bambino".
Ti sei mai trovato nella precedente missione in una situazione di pericolo immediato?
"Sì. Ci stavamo trasferendo dalla base di Herat alla base di Bala Murghabbn (200 km di scorta a civili e aiuti umanitari, il viaggio durava 4 giorni). Vicino alla base fummo attaccati dagli insugents (ndr terroristi), ci fu uno scontro a fuoco; fortunatamente non si registrarono vittime tra le nostre fila. Poi ci sono stati altri episodi meno rilevanti".
Hai incontrato cavesi in missione?
"No, ma nella nostra base a Herat ho trovato adesivi della Cavese attaccati a delle panchine con scritte 'Simm' ra Cava'. Ho fatto delle foto. Le conservo tuttora. Ma vi assicuro che quegli adesivi non li ho messi io. Erano dappertutto".
Cosa pensano i tuoi genitori delle tue scelte?
"Mia mamma non è certa contenta, come non lo sarebbe qualsiasi madre; però alla fine non mi hanno fatto mancare il loro sostegno".
E tua moglie?
"Mia moglie non era entusiasta, ma rispetta le mie scelte. In missione mi manda continuamente messaggi sms. Appena possiamo ci sentiamo telefonicamente".
Hai imparato a parlare un po' afgano?
"'Salam alecum' significa buon giorno, ti rispondono "alecum salam" conosco queste e altre poche parole".
Avete rapporti con i civili?
"Il contatto è limitato alle attività di aiuti umanitari. Ma di solito non abbiamo rapporti con i civili".
Cosa credi pensino di voi?
"Credo che in noi italiani vedano degli amici, almeno è quello che speriamo, ma sappiamo bene che una parte della popolazione è ostile e non ama la nostra presenza altrimenti non ci attaccherebbero".
Prima di congedarci, Gianluca propone un saluto ad un amico.
"Vorrei salutare Carmelo Pastore, un mio amico dei Pianesi che in questo momento è in servizio in Afghanistan e che dovrebbe tornare mentre io parto, siamo legati anche dalla stessa passione per il gruppo Trombonieri Montecastello che saluto".
Buona fortuna allora…
"Spero che questi 6 mesi passino in fretta e di ritornare presto nella mia amata città!".