Flora Calvanese affronta con grande lucidità il tema della riduzione del numero di abitanti a Cava de’ Tirreni, affermando, a ragione, che il fenomeno preoccupante non caratterizza solo la nostra città, ma è comune a tutto il territorio nazionale. C’è poco da discutere o inventarsi polemiche: in Italia c’è una bassissima natalità, la più bassa in Europa, e non da oggi, ma da diversi anni. Quindi, addossare all’amministrazione comunale la colpa di esserci ridotti ad una città con meno di 50mila abitanti è pretestuoso e demagogico e non serve a risolvere il problema. Calvanese lo spiega bene nel suo articolo. Aggiungerei che se dalle nostre parti in Occidente non si fanno figli, mentre in Africa le famiglie continuano ad essere numerose, stante la sempre più accentuata disparità nel tenore di vita fra le due aree territoriali, bisogna essere volutamente con gli occhi bendati per non capire che il mondo intero va incontro a profondi stravolgimenti e certe insulse difese della razza o delle etnie o altre amenità di questo genere, saranno seppellite dall’ineluttabilità della storia. Sotto questo profilo se si ragionasse sullo Ius scholae liberandoci da inutili e propagandistici ideologismi, faremmo senz’altro del bene al nostro Paese. Ma torniamo alla nostra Cava. Statisticamente, riferisce Calvanese, la città metelliana è in linea con gli analoghi indicatori delle città vicine. Quindi, se gli abitanti diminuiscono, non è colpa del caro-abitazioni o della scarsa edificabilità, ma delle poche nascite. E allora, cosa può fare un sindaco per fermare la decrescita? Certo non può atteggiarsi a Don Chisciotte contro i mulini a vento. Le politiche di incentivazione alle nascite non spettano al primo cittadino, ma alla politica del Governo. Né può inventarsi fantasiosi altri tipi di incentivi: Cinema a luci rosse per risvegliare il desiderio? Non ce ne sono più! “Ius primae noctis”? Beh, non esageriamo! E in ogni caso, precisiamolo, voleva solo essere una battuta. Di fronte al calo delle nascite, un sindaco è… impotente (altra battuta, questa anche peggiore)! Tornando seri, credo però che qualcosa debba essere fatto su un altro fronte, quello dell’emigrazione o, se volete, della fuga di cervelli. I giovani, in particolare i laureati, lasciano la città, cercano e trovano lavoro altrove, al nord o all’estero. Ecco, su questo fronte è necessario che la politica locale svolga un ruolo di stimolo per consentire investimenti sul territorio. Come può farlo? Favorendo e incentivando la presenza di insediamenti produttivi, riducendo la burocrazia, facilitando la disponibilità di infrastrutture e servizi di base nelle aree cosiddette industriali, favorendo i contatti fra imprenditori e giovani in cerca di occupazione. Può farlo un’amministrazione comunale? Certo che sì! La storia degli ultimi anni della nostra città, sotto questo profilo, è stata fallimentare. Non parliamo delle perdite della banca cittadina, di grosse imprese editoriali e ceramiche o della manifattura tabacchi, che rispondono a dinamiche su cui poco o nulla avrebbe potuto fare un’amministrazione comunale, ma siamo certi che la “fuga” di promettenti realtà economiche, produttive e occupazionali, create da cavesi, come la Grafica Metelliana a Mercato San Severino e Oro Giallo a Contursi, non si sarebbe potuta evitare? Possibile che non avrebbero potuto ampliare i loro insediamenti produttivi investendo nel nostro territorio? Evidentemente altrove hanno trovato condizioni per poter lavorare e svilupparsi meglio. Speriamo che la storia non si ripeta dopo la vendita dell’ex Cofima. La Futura Line Industry che si è aggiudicata l’acquisto dei vecchi capannoni pare che intenda realizzare un investimento che darà occupazione. Se qualche decina di cavesi in più troverà lavoro a Cava, si ridurrà l’emorragia di abitanti. Non sarà la soluzione del problema, ma solo se riusciremo a non farci sfuggire le occasioni di creare nuovo lavoro potremo evitare lo spopolamento e l’inesorabile invecchiamento della popolazione.
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