Appello ai criticoni da tastiera: educhiamo anche i cittadini
Proviamo a fare una lista delle più recenti realizzazioni di opere pubbliche messe in atto dall’amministrazione comunale. Si è inaugurato il parco urbano sul trincerone, al di sotto del quale è funzionante un parcheggio coperto che, checché ne dicano i detrattori, dispone di 168 posti auto ed è automatizzato; altri bei parchi attrezzati sono stati creati a Santa Lucia e a San Pietro nei luoghi dove per decenni sorgevano i prefabbricati post-terremoto dell’80; è stato ristrutturato il castello di Sant’Adiutore con buona pace dei nostalgici dei merli posticci, che erano stati artificiosamente apposti nell’improvvisato restauro del dopoguerra; nel contempo, si sta provvedendo anche alla rigenerazione della collina del maniero e dei sentieri di accesso; si sono finalmente avviati i lavori per il recupero di Piazza San Francesco, la piazza più bella della città, che era stata devastata con l’improvvida decisione negli anni 80 di farne parcheggio e fra un po’ (si spera) sarà pienamente fruibile in superfice mentre il parcheggio sarà interrato; si sta provvedendo ad incrementare il verde pubblico con la piantumazione di nuovi alberi (mai abbastanza) lungo i viali; è in via di completamento il restauro dell’antico eremo di San Martino, fino a poco fa un rudere abbandonato ed emarginato della città; è stato aperto il museo di Mamma Lucia, punto di riferimento della storia del Novecento, esempio di virtù universale e messaggera di pace in quest’epoca molto controversa; si è riusciti a vendere il complesso dell’ex Cofima, uno dei peggiori investimenti degli ultimi anni che non pochi guai aveva creato sui bilanci comunali e, tra l’altro, l’acquirente dovrebbe garantire una prospettiva produttiva e occupazionale in quell’area. Non citerò in questo elenco la sala teatro comunale “Luca Barba”, che pur essendo uno spazio recuperato alla fruibilità culturale, è ben lungi dal rispondere alle legittime e frustrate aspettative degli appassionati di teatro a Cava. Quando, quando si affronterà seriamente e definitivamente questa dolorosa questione? Chiudiamo la parentesi teatro, su cui non mancheremo di ritornare in futuro, e torniamo al tema. Insomma, l’elenco delle buone cose realizzate, qui riportate anche in maniera parziale e non esaustiva, non è affatto da disprezzare, volendo analizzare in buona fede l’operato recente dell’amministrazione comunale. Eppure, il malcontento è sempre più diffuso, veicolato attraverso i social e il chiacchiericcio della piazza. È il segno di un’insoddisfazione che non si riesce ad arginare. I più intransigenti sparano a zero su tutto, con la solita affermazione che si sarebbe dovuto fare “ben altro”, ma ci sono anche i più riflessivi, che di fronte alle nuove opere si preoccupano di quella che sarà la gestione e la manutenzione.
Su questo punto un fondo di ragione c’è. I parchi vanno tenuti in buono stato, altrimenti diventano ricettacolo di immondizia e sterpaglia; il castello e i suoi sentieri, così come l’eremo di San Martino, devono poter diventare itinerari fruibili con tutti i servizi appropriati; i lavori di Piazza San Francesco dovrebbero rispettare i tempi di consegna, senza tenere aperto il cantiere per anni; i parcheggi sotterranei devono garantire sicurezza. I finanziamenti per progettare e realizzare sono stati trovati e spesi, ma ora bisogna conservare e valorizzare e bisogna farlo per bene. I detrattori, i criticoni, i denigratori, gli scettici esprimono in questo caso legittime preoccupazioni, ma andrebbe anche sottolineato che la fruizione degli spazi comporta civiltà, responsabilità, educazione e senso civico: E questo bisogna chiederlo a tutti i cittadini, ora più che mai. La politica ha le sue responsabilità, gli amministratori comunali sono espressione politica, ma non dimentichiamo che alla base di tutto ci sono i cittadini, quelli che votano, che hanno il dovere di rispettare gli altri e gli spazi di condivisione, che hanno il compito di educare i figli e le nuove generazioni in genere. Con la stessa solerzia con cui giudichiamo chi ci amministra, giudichiamo noi stessi.