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Il teatro che non c’è

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L’eterna attesa di una vera sala teatrale comunale a Cava, fra petizioni, illusioni e qualche presa in giro

Gira e rigira, ritorniamo a parlare del teatro comunale a Cava de’ Tirreni. Non sono nuovo a questo argomento. Scrivo da quasi cinquant’anni, ma il tema è sempre lo stesso. Temo, ahimè, di ripetermi, ma che possiamo fare? Cava non ha più un teatro cittadino da quando il commissario prefettizio del Comune, Emanuele Cotugno, decretò il 12 ottobre 1946: “Il fabbricato di proprietà comunale ‘Verdi’ è stato in più parti danneggiato (…) ormai ridotto l’interno del fabbricato in uno stato tale da non poter pensare ad una riattazione senza andare incontro ad una enorme quanto inutile spesa”; concludendo: “Considerato che la migliore utilizzazione delle restanti strutture del Teatro Verdi è data dalla trasformazione del Teatro stesso in una degna casa comunale”, ecc. ecc. Fu allora deciso che Cava de’ Tirreni non dovesse più avere un teatro, considerata “inutile spesa”. Il vecchio Verdi era già da un po’ in miserevoli condizioni e l’occasione apparve allettante per impiantare al suo interno la nuova sede municipale. E ci può pure stare, considerate le priorità dell’immediato dopoguerra. Ma in quasi ottant’anni non c’è stato modo di ovviare a questa mancanza. Il tema è caro a Mimmo Venditti e al Piccolo Teatro al Borgo, che da sempre insistono con tutte le amministrazioni, lo è stato per il compianto Presidente dell’Azienda di Soggiorno Enrico Salsano, per i tanti appassionati cavesi costretti negli anni a recarsi a Salerno, a Napoli, a Roma per assistere a spettacoli di cartellone degni. Oggi basta recarsi a San Severino o a Nocera per godersi un po’ di teatro qualificato, perché lì il problema è stato affrontato e risolto; e questa è l’ultima mortificazione per la città. Ci sono state petizioni, lamentele e rivendicazioni dai palchi improvvisati, articoli di stampa, si è passati attraverso Abbro, Fiorillo, Messina, Gravagnuolo, Galdi e Servalli. Promesse da parte di tutti, ma il teatro ancora non c’è. Sembrava quasi fatta con Gravagnuolo, che fece progettare un capiente teatro presso l’ex deposito degli autobus di Piazza Lentini, oggi abbattuto. Il progetto godeva anche di un finanziamento di circa 400.000 euro. Poi il successore Galdi annullò tutto, destinando quei fondi ad altre illusorie ambizioni. Mi si dirà: forse ti sei distratto, non ti sei accorto che il teatro c’è: è stata completata ed aperta al pubblico la sala teatro comunale intitolata a Luca Barba in Corso Umberto I, 137. Sì, un’opera infinita, paradossalmente paragonabile, con le dovute proporzioni, alla Sagrada Familia barcellonese, oggi viene sbandierata dall’amministrazione come il teatro finalmente reso disponibile alla città. Mi sembra una grossa esagerazione, tale da apparire ai delusi appassionati della drammaturgia, come un’ennesima presa in giro. Gli ultimi lavori sono costati più di 230.000 euro e avrebbero dovuto concretizzare uno spazio adeguato alle rappresentazioni dal vivo. A lavori apparentemente finiti, l’inaugurazione è stata rinviata per diversi mesi a causa di problemi strutturali e mancate autorizzazioni e la capienza che doveva essere di 100 posti (quale abbondanza!) è stata ridotta ad 80 (!). Ancora: le uscite di sicurezza per gli spettatori sono assicurate (e vorrei vedere!) ma le vie di fuga in caso di emergenza sembrerebbero inibite o quantomeno difficoltose per chi è dall’altra parte del palco. Colmo dei colmi: la sala ha dei punti “sordi”, dove l’acustica è pessima o addirittura inesistente. Questo è il teatro cittadino di Cava de’ Tirreni, quello che dovrebbe portare compagnie di giro in città, che dovrebbe consentire un cartellone stagionale. Si dirà: vabbè, ma almeno le compagnie locali, che non sono poche, ne potranno usufruire. E perché no, basta ottemperare a quanto previsto dalla regolamentazione comunale per l’utilizzo della sala, che prevede affitti onerosissimi per i poveri gruppi cittadini, i quali, facendo due conti fra i costi da pagare, le spese di Siae e la capienza di posti disponibili, difficilmente riuscirebbero a coprire le spese, a meno di non imporre biglietti da Teatro Sistina. Ho esagerato? Non credo. Chiedete un po’ in giro agli addetti ai lavori. Perché quando si appalta la costruzione di un teatro bisognerebbe far fare il capitolato ad un ingegnere o architetto esperto del settore; perché non si può regolamentare l’utilizzo di un piccolo spazio cittadino, a beneficio dei gruppi culturali, credendo di dare in uso il Politeama; perché non si è ancora vista la concreta volontà di dare un vero teatro alla città, come se si trattasse di un problema minore, di un capriccio di qualcuno. Eppure: “…l’opera di un Teatro (…) darebbe non poco lustro a questa città, ed un motivo di richiamo anche dei forestieri, nonché contribuirebbe anche al benessere degli amministrati e ne promuoverebbe il commercio”. La frase è contenuta nella delibera comunale con cui fu decisa la costruzione del Teatro municipale a Cava, firmata dal sindaco Pasquale Atenolfi e dai decurioni il 14 dicembre 1860. Altri tempi! Ho molto girato in Italia, ho visitato tante città, piccole e grandi. In modesti paesi ho trovato teatri meravigliosi e, soprattutto, funzionanti, con un utilizzo costante e cartelloni di tutto rispetto. Qualche settimana fa il concittadino Mario Durante ha postato su facebook una foto ed un commento. La foto è quella del Teatro comunale Diana di Nocera Inferiore, il commento, che desidero riportare per intero, è il seguente: «Ieri sera ho recitato al “Teatro Comunale Diana” di Nocera Inferiore, al completo. Circa 400 poltrone, palco molto spazioso, vari camerini per noi attori, ballerini, cantanti, musicisti etc.; strutture sceniche e servizi adeguati per le varie esigenze, eccetera, eccetera. Ecco, questo può essere definito un “teatro”… Ed io, DA CAVESE, alla fine dello spettacolo, oltre alla felicità per l’ottima riuscita, ho provato molta invidia. Noi cavesi, che ci vantiamo della nostra cultura… ma non all’interno di un “vero” teatro!» Non c’è altro da aggiungere… per il momento… salvo che forse si annunciano buone notizie sul fronte privato, come potrete leggere in altra parte del giornale. Se il pubblico dorme (o se ne frega, o è incapace di risolvere il problema), forse ci riuscirà l’iniziativa privata. Attendiamo speranzosi… La storia continua!

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Sabato, 05 Ottobre 2024 -
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