Ricordiamo la figura e la personalità di Giovanna Ferrara, cavese doc e giornalista nazionale, scomparsa prematuramente il 4 dicembre scorso.
Non si può credere. Non si può credere che siano spente la vitalità di Giovanna, la sua gioia e la sua inquietudine, la sua intelligenza e la sua allegria
Con queste ed altre parole di affettuosa stima e di dolente rimpianto, nel dicembre scorso il giornale Il Manifesto salutava la sua giornalista e nostra concittadina Giovanna Ferrara, che a soli quarantacinque anni è stata stroncata da una lunga e logorante malattia, sopportata fino all’ultimo con appassionata pienezza di vita. E aveva lasciato una scia di ricordi in quella redazione dove per tanto tempo aveva esercitato la sua professione di giornalista, non come un lavoro, ma con il piacere dell’amicizia e del collettivo. Con spirito di donna “generosa, coraggiosa, danzante”. Insieme con loro aveva sempre condiviso la sua convinta attenzione per gli eventi culturali più stimolanti e le problematiche sociali e politiche più scottanti, che ha trattato con tanta passione e senso di giustizia che una parte delle sue ceneri, grazie alla segnalazione di Emilio Lambiase, è conservata nel Cimitero Monumentale di Cuba, dove si trova anche la tomba di Fidel Castro. Un impegno sostenuto da un talento innato e felicemente coltivato dalla forza intellettiva e sentimentale della mamma, la nostra “benemerita concittadina” Annamaria Armenante, dall’azione paterna e sensibile di Salvatore Russo, e dal modello di solidarietà attiva di zio Antonio Armenante.
Prima che si trasferisse a Roma per i suoi lavori (al Manifesto e poi all’Agcom), anche noi cavesi l’avevamo conosciuta così: protagonista brillante e acuta al Liceo Classico Marco Galdi, personalità vivace e dolcemente tosta nelle sue relazioni, avida di sapere e di fare, disponibile all’impegno politico e culturale. Su queste basi avrebbe poi costruito la sua attività di giornalista “globale”, con articoli sempre acuti e incisivi e l’occhio puntato criticamente sui punti nodali della modernità. E, sul piano personale, aveva aperto ad altri lidi la mente e il cuore, abbracciando negli ultimi tempi il mondo buddista e sposandosi con il suo Donato, con rito speciale di questa religione, pochissimo tempo prima di volare via.
Anche per questo, dove andava lasciava il segno, anche per questo a salutarla a Cava, sia alla cerimonia funebre sia alla veglia organizzata nel locale adiacente alla Madonna dell’Olmo, è stato tutto un dolente partecipare di amici e conoscenti, tutti con quel segno da lei lasciato nei cuori.
Ma il segno più lacerante e più affettuoso l’ ha lasciato ovviamente in famiglia, nel marito Donato, in mamma Annamaria, nel papà Antonio Ferrara, in Salvatore, in zio Antonio, nel figlio Gaetano, nella sorella Giorgia, nelle cugine. Nel loro cuore il cristallo della sua esuberante personalità si è spezzato in mille frammenti. Pungenti, ma tutti lucenti di caldi ricordi, accese discussioni, coccolanti carezze, sempre impregnati di una relazione forte, dialettica, intensa, carica dell’amore di tutti i colori. E questi frammenti non smetteranno mai di emanare la loro luce di calore.
Ciao, Giovanna… e ti sia lieve la terra.