Una serata di cultura con la poesia al centro dell’evento. In questi tempi frenetici è confortante vedere una sala piena con oltre cento persone che partecipano con entusiasmo. Questo è accaduto nello splendido scenario del giardino del Social Tennis Club di Cava de’ Tirreni, dove è stato presentato il libro di poesie “Paesi inversi” di Piera di Salvio, edito da 1886 Publishing, una casa editrice nata solo un anno fa.
Giovane scrittrice solo per età anagrafica, Di Salvio nel suo volume esprime un mondo letterario estremamente semplice eppure complesso.
“Paesi inversi” è stato presentato da Carolina Milite, anche in veste di moderatrice, Paola De Simone, consulente editoriale di 1886 Publishing, e Marco Palladino, in rappresentanza del delegato alla cultura del Social Tennis Club.
Il libro esplora un mondo di luoghi fisici e metaforici, quel mondo interiore che, come afferma la stessa autrice, è un “cantiere di pensieri”.
“Oggi ho il piacere – ha detto Marco Palladino – di fare gli onori di casa e portare i saluti del fraterno amico Marco Salerno, Delegato alla cultura del Social Tennis Club, e di tutto l’organo direttivo, in primis del Presidente Luca Ricciardelli, che ha dato una spinta fortissima affinché questa bella struttura cavese potesse ‘ritornare a correre’.
Ospitare eventi culturali di questo tipo è veramente emozionante e profondo; la presentazione di un libro ha già di per sé un valore enorme, ma devo dire che la presentazione di un libro di poesie assume un valore ancora più forte.
La poesia, come dice Piera, viene da un cantiere di pensieri, pensieri che nascono da momenti di introspezione, quando si prova a fermare il tempo e raccogliere le emozioni e i sentimenti che si stanno provando in quel momento e che contribuiscono a creare il proprio io interiore: Il mio paese… come lo chiama Piera.
Mi auguro, anzi sono sicuro, che la lettura di queste poesie dia al lettore la forza e il coraggio di trovare il ‘proprio paese’”.
Davide Rondoni nel suo saggio L’allodola e il fuoco scrive: “Mi chiedono a cosa serva la poesia. E come tutti quelli che l’hanno conosciuta non so bene cosa dire. Fate un gioco: guardate la faccia di quelli a cui chiedete ‘ehi, scusa, cos’è la poesia? A cosa serve?’ A meno che non si tratti di idioti tromboni, diventano come quelli che forse hanno visto un fantasma o si stanno svegliando da un sogno. L’hanno vista in volto? Era lei? ‘Sì, devo averla vista, ma non sono sicuro…’ Diventano come quelli che devono parlare della persona più importante della loro vita. Non trovano le parole. Anche a me capita così. È più di trent’anni che ne parlo. E non so cosa dire. Eppure le ho dedicato la vita, me l’ha presa. Allora dico piano: ‘Niente’. Niente. Splendore di questa parola”.
“Paesi inversi” è un libro sorprendente in cui i viaggi sono tanti, sia interiori che reali.