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CSM
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Salute Mentale di Cava: escursioni storico-paesaggistiche
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Cava [ 03 03 2009 ]
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L’Unita' Operativa di Salute Mentale di Cava-Vietri ha messo a punto un programma di passeggiate, escursioni e gite brevi, a
carattere turistico e culturale, riservato ai propri utenti e finalizzato al rinforzo delle abilita' di relazione sociale
attraverso una serie di esperienze di esplorazione ed interazione nei siti rilevanti del territorio locale e provinciale.
Il programma e' stato reso possibile grazie alla puntuale ed efficiente organizzazione del dr. Mario Galdi, direttore
dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo della cittadina metelliana, e col sostegno fondamentale del dr. Gennaro
Avella presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno. Martedi' 31 marzo si e' svolta la prima passeggiata
guidata, che si e' snodata lungo il classico itinerario delle torri longobarde, dalla frazione Annunziata a S. Maria al Toro.
Vi ha partecipato un gruppo di 21 neo-escursionisti, accompagnato con sapienza e passione nella scoperta della storia e
delle bellezze artistiche e paesaggistiche dai responsabili del Club Alpino Italiano, la prof.ssa Lucia Avigliano e il
dottor Antonio Falcone. L’esperienza ha consentito agli utenti, oltre che di compiere una salutare passeggiata, di
osservare con occhi nuovi luoghi familiari e non, scoprendone interessanti dettagli e prospettive, che hanno sollecitato la
curiosita' e l’ammirazione dei partecipanti per i tanti piccoli tesori nascosti della cittadina. Continua in tal modo
l’impegno dell’Unita' Operativa di Salute Mentale di Cava/Vietri, diretta dal dr. Alfredo Bisogno, nelle attivita' di
riabilitazione psicosociale dei propri utenti, portatori di deficit funzionali conseguenti a patologia psicotica cronica.
Impegno che si sta estendendo con crescente entusiasmo sempre piu' verso attivita' territoriali, grazie anche alla
sensibilita' ed alla concreta collaborazione di importanti istituzioni locali. Il dottor Walter Di Munzio, Sub Commissario
Sanitario dell’Asl di Salerno, ha manifestato piena soddisfazione per l’iniziativa.
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Tratto dal n.11 di CavaNotizie.it
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16 Febbraio 2007
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Anoressia e Bulimia a Cava Dal Centro Salute Mentale di Cava smentito l'allarme
Vincenzo D'Arco
Recentemente un articolo del "Mattino" ha illustrato i risultati di uno studio della ASL Salerno 1 su anoressia e bulimia. L'articolo titolava "Anoressia e bulimia: Allarme per le ragazze", sottotitolo: "I dati choc di una indagine su Cava, l'Agro e la Costiera. Su 867 adolescenti esaminati il 4% e' affetto dal male!".
Al dottor Giovanni Donnarumma del CSM (Centro Salute Mentale) di Pregiato chiediamo se conferma tali dati.
L'articolo cui fa riferimento necessita di alcune precisazioni. Anzitutto l'articolo riprende i risultati di uno screening realizzato qualche anno fa nell'ambito delle attivita' di sensibilizzazione previste dai programmi di Educazione alla Salute del Dipartimento di Salute Mentale dell'ASL SA/1 su "I disturbi del comportamento alimentare in una popolazione di adolescenti", ed e' impreciso li' dove li indica come "il primo screening effettuato nel territorio dell' ASL SA1: Cava, Costiera amalfitana e Agro Noverino". In realta' la popolazione studiata, che si riferiva a studenti di entrambi i sessi, era quella delle scuole medie superiori di Amalfi, e non riguardava la realta' di Cava de' Tirreni. Relativamente all'estensione del fenomeno "il 4% e' affetto dal male", quello stesso studio precisava inequivocabilmente che il valore trovato (per la verita' il dato esatto indicato dallo studio era 3,7%), non permetteva di concludere per l'esistenza di malattia.
Puo' essere piu preciso?
Il lavoro originale, a cui fa riferimento l'articolo, peraltro presentato al Congresso della Societa' Italiana di Psicopatologia nel febbraio del 2004, chiariva che lo strumento di indagine utilizzato era unicamente un questionario specifico, l'EDI, e ne definiva i limiti: "senza un adeguato colloquio clinico, o altro strumento diagnostico non si puo' concludere che valori al di sopra della media avvalorano una diagnosi di Disturbo del comportamento alimentare".
Il valore trovato dallo studio in questione rappresentava appunto il gruppo di studenti con un valore al test al di sopra del valore medio. E' evidente allora che attribuire tout-court a questo valore la misura della diffusione del disturbo alimentare e' eccessivo.
E' pur vero, continuava lo studio in questione, che si potrebbe ipotizzare una probabilita' di rischio, ma ribadisco che da qui a concludere per l'esistenza di malattia ce ne corre!
Siamo convinti che il lodevole desiderio da parte del giornale (ndr: Il Mattino) di stimolare nella comunita' in generale ed in particolare in quella dei genitori una maggiore attenzione ai problemi dei giovani, abbia contribuito a quelle imprecisioni.
In ogni caso come operatori della psichiatria siamo orgogliosi del rilievo offerto all'impegno dei colleghi che hanno lavorato allo screening ed in primis al Dr Pellegrino Direttore della Unita' di Salute Mentale di Amalfi dove e' stato realizzato lo studio.
Al di la' di questi dati la Sua impressione sulla estensione del fenomeno cosa Le consente di dire?
Le premetto che la mia esperienza, di responsabile del servizio di Day Hospital psichiatrico di Cava de' Tirreni, nonche' di operatore dell' Unita' Operativa di Salute Mentale, diretta dal dottor Alfredo Bisogno, e' circoscritta ad una fascia di eta' che va dai 18 anni in su, anche se spesso per le situazioni di emergenza interveniamo anche sulla fasce dei minori di 18 anni; comunque sia, i dati in nostro possesso registrano interventi di ricovero in DH per disturbo alimentare negli ultimi cinque anni di appena due casi e di cui uno era di nazionalita' straniera.
Inoltre gli adolescenti di eta' superiore ai 18 anni e giovani adulti con problemi di alimentazione attuale o nella propria storia personale che si rivolgono a noi rappresentano una percentuale ben al di sotto dei valori riferiti nell'articolo del Mattino. Naturalmente non possiamo escludere che cio' sia espressione di una specifica realta' locale. In ogni caso sono domande che ci stimolano in direzione di un approfondimento.
Possiamo dunque sfatare ogni allarmismo?
Credo di si', a patto pero' che si rispettino le preoccupazioni espresse nell'articolo. Per dirne una, il fenomeno della diffusione di centri di benessere, di abbronzatura, di palestre per culturismo, di trasmissioni radiotelevisive, dove il corpo e' esasperatamente in primo piano. Crede che questi fenomeni siano cosi' estranei ai "Disturbi dell'alimentazione"?
Dunque?
Il disagio esiste, la malattia pure, cioe' il disturbo alimentare, ma, bisogna essere estremamente cauti nell'evitare confusioni. Intendiamo dire che la patologia e' patologia, che l'anoressia e' anoressia, che la bulimia e' bulimia, e questo non si discute, ma che il disagio e' altra cosa! E guardi che affermare queste cose non ha il senso di ricondurre il tutto ad una visione "sociologica" di maniera; e' solo un aspetto estremamente concreto del problema, anzi Le dico a scanso di equivoci che personalmente ritengo che al contrario il "dato biologico" e' trascurato piu di quanto si immagini!
Che cosa intende esattamente dire, con l'espressione "dato biologico trascurato"?
Le faccio un semplice esempio: se si chiede in giro su cio' che succede "nel cervello" all'epoca della adolescenza, la convinzione prevalente e' che in questa fase dello sviluppo deve esserci "per forza" un fiorire, "un'esplosione" di collegamenti tra le cellule nervose del cervello. In realta' studi recentissimi hanno mostrato che avviene l'opposto e cioe' nell'adolescenza si assiste ad una potente opera per cosi' dire di potatura, sfoltimento dei collegamenti cerebrali e cio' e' di significativa importanza!
Cosa intende?
Credo che abbia notato come i ragazzi che entrano in epoca pubero-adolescenziale tendono ad essere piu reattivi, tendono facilmente a distrarsi o ad isolarsi o a non essere concreti o avere una progettualita'. Bene, questi fatti sono giudicati come un disagio piu che altro psicologico, legato al cambiamento corporeo e alla crescita. In realta' si e' scoperto che quelle difficolta' esprimono significativamente il riassettarsi di strutture cerebrali specifiche proprio deputate al finalismo, all'attenzione, alla progettualita'. Pertanto stare li' a rimproverare il ragazzo che appare disattento nelle cose, nei suoi impegni, con cambiamenti di umore, puo' essere una risposta che trascura il riconoscimento di questa transizione biologica. Il discorso andrebbe naturalmente lontano, per cui mi permetto di suggerire che come sempre e' la misura e l'attenzione verso gli altri che offre la risposta giusta.
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Conversazioni periodiche con il dottor Giovanni Donnarumma
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Cava de' Tirreni
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I casi di suicidio a Cava. Il dramma della solitudine. Tra speranza e rinuncia: uscire dal buio
Vincenzo D'Arco
Rieccoci a noi. Ci ritroviamo per onorare un impegno: proseguire nelle nostre conversazioni su anoressia e bulimia; ma, giu al bar, mi diceva di essere rimasto colpito dal dramma di persone, qui a Cava, che ora non sono piu tra noi; che hanno inteso non piu vivere.
"E' vero. E' personalmente insopportabile, come psichiatra, che opera all'interno di una comunita', il pensiero per tanti incontri mancati. Intendo l'incontro con la sofferenza, quella che erompe dalla profondita' dell'essere, dal buio profondo che schiaccia che risucchia ogni speranza; quella speranza che cosi' non e' mai giunta a noi".
Un lutto che coinvolge un po' tutti.
"Sa come i greci indicavano il gesto estremo del suicido? Autoktonos. E' un'espressione che supera l'individuo e che include la propria ctonia, cioe' la propria famiglia, la propria stirpe, citta'".
Un lutto che va riconosciuto e che ha il suo tempo.
"Esattamente. E' il tempo del dolore, lo stesso di ieri e di oggi. E' l'eterno tempo dell'incontro,della separazione, della perdita, della nostalgia . In una parola e' la vita. E oggi che ne parliamo e' un modo di restituire in parte la parola a quanti, in quel modo, a quella vita hanno rinunciato".
Diceva del pensiero insopportabile
"Per quanti credono in una psichiatria autentica, non meccanica, che inserisce il soggetto sofferente all'interno della propria ctonia e' proprio cosi'".
Un sentimento di sconfitta?
"Non esattamente. Uno stimolo a fare di piu. Eppure, noti bene, solo negli ultimi mesi il nostro servizio psichiatrico, diretto dal dottor Bisogno, ha promosso assieme ai colleghi della Medicina Generale alcune iniziative su temi specifici quali la depressione. Ultima in ordine di tempo e' del marzo di quest'anno che, avviata con il titolo suggestivo: "Uno sguardo al di la' della tristezza", coordinato dai dottori Ardia, Coppola e Fasano, prosegue ora".
Le domande sono tante, ma lo spazio e' tiranno, faccia lei
"La speranza. E' un compito improbo condividere, dissolvere quel grumo nero di dolore rattrappito che sostanzia la natura di un essere fragile, intollerante alla perdita. Essere che si chiude al mondo, che si rinchiude in limiti, che ritiene insuperabili se non mediante la propria espulsione drammatica dal mondo. Una trappola mortale dunque. Non vi e' piu un luogo dove vivere la perdita, l'assenza, intorno solo un vuoto mortale, un silenzio infinito in cui inesorabilmente si e' risucchiati".
Le parole
A volte sommesse, quasi mute: "Mi creda ho un tale desiderio di fuggire, di dormire, di andare via"; "lo so ho fatto del male a tutti, staranno meglio senza di me".
A volte rabbiose, traboccanti di un inestinguibile desiderio di odio, di rancore; fuoco che divampa nel furore di una fantasia estrema: avere il potere, con la propria distruzione di infliggere al colpevole della propria sofferenza, la pena, il rimorso per l'eternita'.
Ma anche parole colme di mestizia, di chi non ha altro desiderio che ricongiungersi con la persona amata ormai defunta.
O ancora chi nel gesto estremo vede, e' assurdo, ma e' cosi, quasi un desiderio di ricominciare una nuova vita.
E' un compito improbo, ma, poi, la speranza, dicevo, ci soccorre: Quante volte quelle parole nella dolorosa fatica comune altro rivelavano essere che nubi rigonfie di pioggia, ma di pioggia benefica; lacrime preziose, come rugiada nel deserto, lacrime mai piante. E poi la sorpresa; l'intendere che l'essere fragile altro non era che la maschera a difesa di una nostra natura vera, autentica. E cosi' quei limiti ritenuti insuperabili, si scioglievano nell'incontro con l'Altro. E soprattutto nell' attesa dell'Altro a Noi e di Noi all'Altro.
La ringrazio
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